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Qualità delle Acque

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Laboratorio

Presso l’impianto di depurazione è presente un laboratorio interno che svolge gran parte delle attività di monitoraggio e controllo previste dalla vigente AIA. Alla struttura sono affidati, in particolare gli autocontrolli sullo scarico S1 (scarico a mare finale del depuratore) per la verifica del rispetto dei limiti di cui alla tabella 1 e 3 dell’allegato 5 alla parte terza del D.Lgs. 152/06, le verifiche analitiche del rifiuto in ingresso in ITR, per verificarne la trattabilità in fase di omologa, ed anche in occasione di ciascun conferimento (controllo speditivo sui parametri significativi dell’omologa), nonché, infine, tutti i controlli sul batch di trattamento (vasca) presso l’ITR al fine di confermare la possibilità di avviare lo scarico indiretto SP1.

Sullo scarico a mare S1 vengono svolte le seguenti analisi, periodicamente affidate anche a laboratori esterni:

Tabella analisi acque S1

 

Laboratorio

 Laboratorio

 

Significato dei 5 principali parametri misurati per la qualità delle acque.

BOD5 (espresso in mg/l): la richiesta biochimica di ossigeno (B.O.D.= Biochemical Oxygen Demand) indica il fabbisogno di ossigeno di un’acqua per ossidare le sostanze organiche degradabili in essa presenti, ad opera di microrganismi aerobici.
Il metodo più frequentemente utilizzato per la misura del BOD è il cosiddetto “metodo per diluizione”: esso consiste nella misurazione dell’ossigeno disciolto, espresso in mg/l, nel campione prima e dopo un certo periodo di incubazione (normalmente 5 giorni, da cui BOD5) a 20°C.
Ipotizzando di dover smaltire un cumulo di rifiuti di diversi tipi (gli inquinanti nei reflui), che hanno bisogno di benzina per essere ridotti in cenere, il BOD è la “benzina”, il combustibile (o il comburente, che è lo stesso, anche se meno intuitivo) necessario per ridurre gli inquinanti in cenere. Le “ceneri” (i fanghi sedimentabili) vengono raccolti nelle tramogge delle sezioni di decantazione.
Maggiore è l’inquinamento da rimuovere, più ossigeno (benzina) è necessario.
COD (espresso in mg/l): la domanda chimica di ossigeno (COD = Chemical Oxygen Demand) indica il fabbisogno di ossigeno necessario per ossidare chimicamente le sostanze organiche e inorganiche ossidabili presenti in un campione di acqua.
Tale valutazione si basa sulla misura della quantità di ossidante (dicromato di potassio) consumato in presenza di H2SO4 e AgSO4 come catalizzatore dell’ossidazione.
La quantità di ossidante consumato viene espressa in mg/l di ossigeno ed è proporzionale alla concentrazione delle sostanze organiche e inorganiche ossidate nelle condizioni del metodo.
La determinazione del COD  è raccomandata come un complemento alla determinazione del BOD5, che è il solo in grado di indicare indirettamente la concentrazione della sostanza organica biodegradabile.
Non c’è una correlazione precisa fra COD e BOD5 (anche se in letteratura in fognatura COD/BOD5 = 1,5 : 3; nel nostro caso COD/BOD5 = circa 2), ma il test COD può essere molto utile (anche per la sua rapidità di esecuzione) per determinare il carico inquinante e valutarne il trattamento ed il controllo.
BOD e COD sono importanti perché correlati al quantitativo di ossigeno. Se un’acqua è poco inquinata la stessa presenta un buon livello di ossigeno disciolto. La depurazione, finalizzata a condensare nello spazio e nel tempo i processi di autodepurazione naturale tipici dei corpi idrici ricettori, consiste nella eliminazione degli inquinanti (che sottraggono ossigeno), e nella cessione dell’ossigeno stesso utilizzato come carburante dai microrganismi aerobici per la decomposizione delle sostanze inquinanti in sospensione in elementi stabili (anidride carbonica, azoto gassoso..).
In assenza di ossigeno si innescano fenomeni putrefattivi anaerobici con trasformazione degli inquinanti in ammoniaca, acido fosforico, idrogeno solforato: sostanze dannose e nocive che pregiudicano possibili utilizzi dell’acqua.

Solidi sospesi totali  Rappresenta il valore (espresso in mg/l) delle sostanze sospese indisciolte in un refluo, comprende non solo quelle che sedimenterebbero (solidi sedimentabili) ma anche particelle di dimensioni inferiori che, per lo stato fisico, non sedimentano.
Il metodo di misura si basa sulla filtrazione su una membrana della porosità di 0,45 micron e determinazione per via gravimetrica del filtrato dopo essiccamento ad una determinata temperatura fino a peso costante.
Fosforo e Azoto vengono determinati perché la loro presenza eccessiva nell’acqua scaricata a mare può causare fenomeni di eutrofizzazione (crescita eccessiva delle alghe).
L’azoto nelle acque di scarico si trova essenzialmente sotto forma di azoto ammoniacale e azoto organico; quest’ultimo però subisce processi di trasformazione e degradazione durante il tempo di permanenza nelle reti fognarie.
La presenza di nitrati e nitriti nella fognatura in ingresso è trascurabile in quanto, la bassa concentrazione di ossigeno disciolto  e di batteri nitrificanti non permettono l’ossidazione delle forme originarie  in quelle ossidate.
Smaltito in un corpo idrico naturale, l’azoto ammoniacale, esercita un’azione tossica in quanto, per autodepurazione naturale si ossida sottraendo ossigeno al corpo idrico, e può causare fenomeni di eutrofizzazione.
Altresì le forme ossidate devono essere rimosse anche per preservare gli usi idropotabili, poiché i nitrati nell’apparato digerente si riducono a nitriti che si combinano con l’emoglobina del sangue bloccando il trasporto dell’ossigeno nell’organismo.
Tenendo conto che la natura stessa dispone di mezzi propri  per compiere il processo depurativo grazie all’azione di batteri ed altri microrganismi, un’impianto di depurazione sfrutta in modo “industriale” la capacità di tali microrganismi.
La rimozione dell’azoto avviene mediante un processo di nitrificazione–denitrificazione, cioè di trasformazione per ossidazione biologica delle forme ammoniacali in nitrati; questo avviene in presenza di ossigeno ad opera di microrganismi nitrificanti (nitrificazione).
Si utilizza poi un’altra caratteristica di alcuni microrganismi specializzati i quali, privati dell’ossigeno, sono in grado di prelevarlo dai nitrati (denitrificazione), liberando come prodotto finale azoto gassoso (cioè quello di cui è composta in massima parte l’atmosfera).
Risulta pertanto determinante  per la verifica e il controllo di questo fondamentale processo, anche il  monitoraggio dell’azoto nelle sue diverse forme.
La determinazione analitica dell’azoto ammoniacale avviene per via colorimetrica, con formazione di un complesso colorato più o meno intenso in relazione alla quantità di ammoniaca presente, mentre le forme nitrico e nitroso vengono determinate in cromatografia ionica.

Ultima modifica
08/06/2023
Ultimo aggiornamento
08/06/2023